domenica 26 gennaio 2025

Manifesto per un’Immigrazione Sostenibile: Integrazione come Requisito, Non Come Obiettivo

 

Manifesto per un’Immigrazione Sostenibile:

Integrazione come Requisito, Non Come Obiettivo

Premessa
L’Europa ha adottato per decenni un approccio all’immigrazione basato sull’inserimento lavorativo come prerequisito per la permanenza.

Questo modello ha dimostrato limiti significativi, generando tensioni sociali e ostacolando un’autentica coesione tra migranti e comunità ospitanti.

È tempo di capovolgere questa regola: non è il lavoro che giustifica l’ingresso e la permanenza, ma l’integrazione.

Questo manifesto stabilisce principi chiari: integrare per restare, non integrarsi per lavorare.

Chi non dimostra un’effettiva integrazione perde il diritto di permanere e deve intraprendere un percorso di ReImmigrazione verso il paese d’origine.

La sostenibilità dell’immigrazione non riguarda solo l’accoglienza di nuovi migranti, ma anche la tutela di chi ha già completato con successo il proprio percorso di integrazione.

Principi Fondamentali

  1. Integrazione come Requisito Primario

    L’ingresso e la permanenza in Europa devono essere subordinati alla capacità e volontà del migrante di integrarsi nella società ospitante. Non è sufficiente avere un lavoro: è necessaria una dimostrazione concreta di adesione ai valori, alle norme e alla cultura della comunità.

  2. Tutela dei Migranti Integrati

    La sostenibilità dell’immigrazione è strettamente legata alla protezione dei diritti e delle opportunità di chi si è già integrato. Le politiche devono garantire continuità e stabilità a chi ha contribuito al benessere della società ospitante, prevenendo disparità tra nuovi arrivati e migranti già stabiliti.

  3. Limitazione del Ricongiungimento Familiare

    Il ricongiungimento familiare deve essere concesso solo in presenza di un’integrazione consolidata del richiedente. Non può essere un diritto automatico, ma un privilegio basato sul rispetto delle regole e sull’effettivo contributo alla comunità.

  4. ReImmigrazione Come Alternativa Necessaria

    Chi non dimostra di essere integrato entro tempi ragionevoli o manifesta comportamenti incompatibili con la coesione sociale deve intraprendere un percorso di rientro nel paese d’origine, sostenuto con strumenti concreti per il reinserimento.

Nuove Regole per l’Immigrazione

  1. Ingresso Basato su Progetti di Integrazione

    • L’ingresso deve essere autorizzato solo a chi si impegna formalmente a seguire percorsi di integrazione, inclusi l’apprendimento della lingua e la partecipazione a programmi di educazione civica.

    • I permessi di soggiorno iniziali devono essere di breve durata e rinnovabili esclusivamente in base ai progressi dimostrati nell’integrazione.

  2. Valutazione Continua dell’Integrazione

    • Introduzione di criteri oggettivi per misurare l’integrazione: conoscenza della lingua, partecipazione alla vita comunitaria, rispetto delle leggi e assenza di comportamenti antisociali.

    • I migranti che non soddisfano tali criteri entro un periodo definito perdono il diritto di soggiorno.

    • Un esempio positivo da ampliare è rappresentato dall'Accordo di Integrazione adottato in Italia. Questo strumento prevede un percorso formativo obbligatorio per i nuovi arrivati, finalizzato all’apprendimento della lingua, delle leggi e dei valori fondamentali della società italiana. Un modello simile, opportunamente ampliato e incrementato, potrebbe costituire un riferimento per una gestione più efficace dei processi di integrazione a livello europeo. L'obiettivo è garantire un approccio standardizzato che valuti concretamente i progressi individuali nel percorso di integrazione.

  3. Lavoro Come Esito dell’Integrazione

    • Il lavoro non deve essere un prerequisito per la permanenza, ma un risultato naturale dell’integrazione. È necessario separare il concetto di “integrazione” dall’idea di mera “occupazione lavorativa”.

Misure per la ReImmigrazione

  1. Ritorno Volontario Incentivato

    • Programmi di ritorno volontario con incentivi economici, formazione professionale e supporto per il reinserimento nel paese d’origine.

  2. Rimpatri Forzati Sostenibili

    • Per chi non rispetta le regole di integrazione, devono essere attuati rimpatri forzati in modo umano e organizzato, con il coinvolgimento dei paesi di origine.

    • Tuttavia, è essenziale che l'Europa dimostri la forza politica e diplomatica necessaria per imporre ai paesi di origine la loro collaborazione. I governi europei devono stipulare accordi bilaterali e multilaterali vincolanti, che prevedano il rimpatrio dei cittadini.

    • L'assenza di collaborazione da parte di alcuni paesi di origine rappresenta una sfida significativa che rischia di vanificare gli sforzi per una gestione sostenibile dell'immigrazione. L'Europa deve essere in grado di condizionare gli aiuti allo sviluppo e altre forme di supporto economico alla piena adesione a tali accordi, garantendo che i paesi di origine rispettino i propri obblighi internazionali e cooperino attivamente nel processo di rimpatrio.

  3. Cooperazione con i Paesi di Origine

    • Accordi bilaterali per garantire che i paesi di origine accolgano i propri cittadini rimpatriati e promuovano la loro reintegrazione sociale ed economica.

  4. Creazione di Centri in Paesi Terzi

    • Sviluppo di centri per la gestione dei migranti in paesi esteri, sul modello italiano adottato in Albania. Questi centri devono essere funzionali a consentire il rimpatrio, offrendo supporto logistico e assistenza per il trasferimento nei paesi di origine. La reintegrazione sociale ed economica dei migranti rimpatriati deve essere responsabilità primaria dei paesi di origine, che devono attuare politiche adeguate per accogliere e sostenere i propri cittadini. Questo approccio mira a migliorare la gestione dei flussi migratori, riducendo la pressione sui paesi europei e garantendo che i rimpatri avvengano nel pieno rispetto della dignità umana.

Riflessione sul caso Italiano: il Decreto-Legge n. 145 del 2024

Il recente Decreto-Legge n. 145 del 2024 introduce la possibilità di convertire i permessi di soggiorno stagionali in permessi per lavoro subordinato, a tempo determinato o indeterminato, dopo aver svolto soltanto 39 giornate lavorative. Questo approccio solleva numerose criticità:

  • Integrazione Assente: La conversione del permesso non richiede alcuna verifica sul livello di integrazione sociale e culturale del lavoratore stagionale. Questo rischio è amplificato dal numero significativo di lavoratori coinvolti. Secondo il Decreto Flussi per il triennio 2023-2025, l'Italia prevede di ammettere complessivamente 452.000 cittadini stranieri per lavoro subordinato stagionale e non stagionale, nonché per lavoro autonomo. Di questi, le quote per il lavoro stagionale sono:

    • Anno 2023: 89.050 ingressi;

    • Anno 2024: 89.050 ingressi;

    • Anno 2025: 110.000 ingressi.

    Per il 2025, 110.000 ingressi sono destinati esclusivamente al lavoro stagionale, e, se convertiti in permessi di soggiorno subordinato, questi lavoratori otterranno un titolo di soggiorno valido due anni senza dover dimostrare alcun progresso nei percorsi di integrazione.

  • Precarietà a Lungo Termine: L'assenza di requisiti integrativi può portare a situazioni di isolamento sociale e lavorativo, generando percorsi di permanenza basati unicamente su logiche economiche. Questo modello rischia di creare una categoria di lavoratori migranti marginalizzati, senza una reale prospettiva di inserimento nella società ospitante.

  • Contrasto con i Principi di Sostenibilità: Il decreto non considera l'integrazione come un requisito fondamentale per la permanenza, contravvenendo a un principio essenziale per una gestione sostenibile e coesa dell'immigrazione.

Questa politica evidenzia la necessità di introdurre strumenti che garantiscano che la conversione dei permessi sia subordinata non solo al completamento di un numero minimo di giornate lavorative, ma anche alla partecipazione a percorsi formativi che certifichino un effettivo progresso nell'integrazione.

  • garantire una vera coesione sociale.

  • Contrasta con il principio secondo cui l’integrazione deve essere il requisito primario per la permanenza.

Obiettivi Strategici

  1. Ripristino del Controllo sulle Migrazioni

    • Ridurre l’ingresso indiscriminato, focalizzandosi su criteri di integrazione anziché solo su esigenze lavorative o umanitarie.

  2. Riduzione della Pressione Sociale

    • Garantire che solo i migranti integrati rimangano, riducendo le tensioni legate alla mancanza di coesione culturale e sociale.

  3. Promozione di una Nuova Cultura dell’Immigrazione

    • Diffondere il principio che la permanenza in Europa non è un diritto acquisito, ma una responsabilità reciproca tra migrante e comunità.

Conclusioni
È necessario un modello basato su responsabilità, reciprocità e sostenibilità, dove l’integrazione è la condizione imprescindibile per restare e il ritorno nel paese d’origine è una possibilità concreta per chi non si adatta.



Avv. Fabio Loscerbo
Lobbista in materia di Migrazione e Asilo

registrato presso il Registro per la Trasparenza dell’Unione Europea

ID: 280782895721-36
www.about.me/loscerbo


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